domenica 17 febbraio 2008

La casta dei giornali

V2 Day 25 aprile

Il 25 aprile si terrà il V2 Day sulla libera informazione in un libero Stato. Il cittadino informato può decidere, il cittadino disinformato "crede" di decidere. Disinformare è il miglior modo per dare ordini.
Si raccoglieranno le firme per tre referendum: l'abolizione dell'ordine dei giornalisti creato da Mussolini, presente solo in Italia, la cancellazione dei contributi pubblici all'editoria, che la rende dipendente dalla politica, e l'eliminazione del Testo Unico Gasparri sulla radiotelevisione, per un'informazione libera dal duopolio partiti-Mediaset.


~ Finanziamenti pubblici ai giornali ~


La Casta dei giornali/ Soldi pubblici, informazione privata

Il finanziamento pubblico ai giornali costa al cittadino italiano quasi un miliardo di euro all’anno. L’editoria, può quindi, a pieno titolo essere definita editoria di Stato. Ci sono buoni e anche ottimi giornalisti, quelli che scrivono rischiando la pelle, quelli emarginati, quelli sotto pagati. Il 25 aprile non è contro di loro, ma contro l’ingerenza della politica nell’informazione.
Il lettore non conta nulla per l’editore di un giornale, contano di più i finanziamenti pubblici (partiti), la pubblicità (Confindustria, ABI, Confcommercio) e i gadget (dvd, fumetti, eccetera).
Beppe Lopez ha scritto un libro: “La Casta dei giornali”, un viaggio nella disinformazione. Ogni giorno ne pubblicherò un estratto fino al 25 aprile.

Soldi pubblici, informazione privata.

“Ma quanti sanno che lo Stato finanzia il Corriere della Sera, rimpolpando gli utili degli azionisti della RCS con elargizioni calcolate, per un solo anno, in 23 milioni di euro?
E come commentare il fatto che gli italiani, tutti gli italiani, lavoratori e imprenditori, laici e cattolici, piemontesi e siciliani – oberati, tutti insieme e individualmente, dal più alto debito pubblico dell’Occidente (che nel 2006 ha sfondato il tetto dei 1.600 miliardi di euro) e da interessi sul debito colossali (ogni anno il 6% del PIL) – siano costretti a finanziare, fra gli altri il giornale della Confindustria con più di 19 milioni di euro l’anno, il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana con più di 10 e il quotidiano della Fiat con 7 milioni di euro?
La Mondadori, notoriamente, non ha un quotidiano. Si accontenta, diciamo così, di fare la parte del leone in edicola con i periodici e in libreria con i libri. Come la prendereste se vi dicessero che, solo sotto forma di credito di imposta sulle spese sostenute per l’acquisto della carta in un anno, l’azienda di Silvio Berlusconi è stata da noi sostenuta con un contributo di 10 milioni di euro? E che in un solo anno risulta aver avuto dallo Stato uno sconto, per le spedizioni postali, di quasi 19 milioni di euro?
Tutti conoscono Giuliano Ferrara e il suo Foglio, Vittorio Feltri e il suo Libero, Antonio Polito (poi sostituito da Paolo Franchi) e il suo Riformista. Pochi sanno che costoro possono fornire il loro esuberante apporto alla vita politica e istituzionale del Paese grazia al nostro diretto apporto economico. Insomma ci costano complessivamente più di 12 milioni di euro.” Beppe Lopez, La Casta dei giornali, ed. Nuovi Equilibri


La Casta dei giornali/ Gli stipendi dei direttori

Molte famiglie italiane vivono sotto la soglia di povertà. Ma anche i poveri pagano le tasse. Ogni euro che versano è per loro un vero sacrificio. Lo Stato però li ripaga. Senza il loro contributo gente come Ferrara, Polito, Belpietro, Feltri non avrebbe potuto vivere come un pascià. I loro stipendi li devono a noi. La loro felicità è anche la nostra. Ci addolora solo che non ci dicano mai un grazie. Che questi dipendenti statali non pubblichino mai una notizia vera.

"Un’occhiata agli stipendi dei direttori: Gianluigi Paragone, direttore della Padania, 5.000 euro netti; Menichini, 4-5.000 euro netti; Padellaro, 9.000 euro netti («Le posso assicurare che la mia retribuzione è in linea con quello che prendevo all’Espresso e al Corriere della Sera».). Ferrara: «Massimo, quanto guadagno al Foglio io? 8.000 al mese. Non è una cosa eccezionale, no? Ma Padellaro vale meno di me, no? Ma mi sembra ovvio, è un signor nessuno, io sono Giuliano Ferrara, non so se ti rendi conto... ». Diaconale: «Io ne prendo di meno, molto di meno». Polito: «Purtroppo è così basso che non ci faccio una bella figura... 9.200 euro mensili». Feltri: «15.000 euro il mese». Belpietro: «9.000 euro al mese più un bonus»..." Beppe Lopez, La Casta dei giornali, ed. Nuovi Equilibri/Stampa Alternativa
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