«Ci fu un uomo che, a dodici anni, con alcune sbarre e dei cerchi, aveva creato le matematiche; che, a sedici, aveva fatto il più dotto trattato sulle coniche che si fosse visto dall'antichità; che, a diciannove, ridusse in un congegno meccanico una scienza che risiede interamente nell'intelletto; che, a ventitré, dimostrò i fenomeni della pesantezza dell'aria e dissipò uno dei grandi errori della fisica antica; che, all'età in cui gli altri uomini cominciano appena a nascere, avendo percorso interamente il cerchio delle scienze umane, si rese conto della loro nullità e rivolse i suoi pensieri verso la religione; che, da questo momento fino alla morte, che lo colse nel suo trentanovesimo anno di età, sempre infermo e sofferente, fissò la lingua che parlarono Nossuet e Racine, fornì il modello della più perfetta satira come pure del ragionamento più impeccabile, e infine che, nei brevi intervalli dei suoi mali, risolse, per distrazione, uno dei più alti problemi della geometria e buttò sulla carta pensieri che hanno del divino tanto quanto dell'umano. Questo genio terrificante si chiamava Blaise Pascal.» -Chateaubriand
Blaise Pascal
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