La situazione della ricerca in Italia e' drammatica: con la definitiva approvazione del DL 112/2008 (convertito nella legge 133)
si e' ridotto il gia' basso finanziamento all'Universita' di 500 mln di euro in tre anni (nel frattempo si sono tagliati anche i finanziamenti dei PRIN che da 160 mln sono scesi a 98 mln),
si e' imposto un blocco del turn over che penalizzera' i giovani (aspiranti) ricercatori e
si e' avviato al buio un processo che rende possibile la trasformazione delle Universita' in fondazioni private.
La legge 133 costituisce una vera e propria Finanziaria, formata da 84 articoli e due allegati e colpisce duramente Scuola, Università ed Enti Pubblici di Ricerca. La legge 133 è
un gravissimo attacco al sistema pubblico della ricerca e della conoscenza, ai salari, alle prospettive di reclutamento e di carriera, alla qualità del lavoro
Considerato che l’Italia spende per università e ricerca poco più dell’1% del proprio PIL e che, negli ultimi dieci anni, il finanziamento in questi settori si è progressivamente ridotto, è evidente che i tagli del governo saranno pagati dall’intero Paese. Queste scelte implicano il disimpegno dello Stato da educazione, insegnamento, formazione, ricerca e rendono esplicita la protervia di un governo che si arrende all’ignoranza e che restaura un’idea di sapere riservato ai redditi più alti oltre che a poche zone del Paese.
Nell’Università il decreto colpisce TUTTI i lavoratori e prevede:-
Trasformazione delle Università in Fondazioni (art.16)
Le Università potranno trasformarsi in fondazioni, enti di diritto privato, acquisendo la totale titolarità di patrimonio e dei beni immobili pubblici, potranno deliberare i loro statuti e i regolamenti amministrativi in deroga alle norme dell’ordinamento contabile dello stato e, pur continuando ad avere i finanziamenti statali, potranno accedere a finanziamenti privati e donazioni detassate. L’attuale trattamento economico e giuridico del personale rimane in vigore fino alla stipula del prossimo contratto collettivo di lavoro, successivamente al quale il personale tecnico amministrativo sarà privatizzato e reso ancora più precario da contratti di lavoro individuali e di diritto privato. Questa norma apre alla possibile ulteriore frammentazione del sistema universitario italiano su una base marcatamente regionale e territoriale, un sistema nel quale solo alcune Università che godono di una collocazione territoriale e socio-economica favorevole, potranno trasformarsi in Fondazioni – presumibilmente auto-proclamandosi di eccellenza – mentre le altre arrancheranno tra tagli ai bilanci e al personale. In un quadro normativo incerto e ambiguo, il provvedimento del governo sembra piuttosto favorire l’avvio di operazioni di bilancio poco trasparenti e speculative.
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Taglio di 500 milioni di euro in tre anni al FFO (art.66)
Prosegue la politica scellerata degli ultimi governi dei tagli indiscriminati ad un sistema universitario che invece necessità di investimenti mirati e di politiche di valutazione e di efficace razionalizzazione delle spese.
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Limitazione del turn over al 20% sulle unità di personale (art.66)
La norma riguarda tutto il personale (docente, ricercatore e tecnico amministrativo e di supporto) rischia di azzerare le possibilità di reclutamento e gli avanzamenti di carriera, di impedire alle Università la possibilità di ringiovanire la classe docente a fronte del gran numero di pensionamenti previsto nei prossimi tre anni e di stabilizzare o reclutare personale tecnico amministrativo e di supporto). Le risorse che si libereranno nei prossimi anni grazie al pensionamento di una quota significativa della docenza serviranno a ripianare i bilanci dello Stato.
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Trasformazione degli scatti biennali in scatti triennali (art.69)
L'articolo 69, unico caso ad oggi nel pubblico impiego, nei fatti riduce le retribuzioni dei docenti e dei ricercatori: dal 1° gennaio 2009 gli scatti biennali automatici, mantenendo lo stesso importo, diventano triennali. I risparmi conseguenti per le Università, quantificati in oltre 500 M di euro, confluiscono in un apposito fondo del Bilancio dello Stato. La misura colpisce le fasce più basse e più giovani della docenza e della ricerca, con una gravissima riduzione dei versamenti previdenziali e delle loro prospettive stipendiali, senza prefigurare alcun meccanismo di investimento in reclutamento, lotta al precariato o definizione di meccanismi di valutazione o incentivazione del merito e della qualità. È stato calcolato che un ricercatore che oggi entrasse nell’Università subirebbe a fine carriera un taglio complessivo della sua retribuzione pari a 90.000 Euro.
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Gravissimi vincoli alla contrattazione integrativa (art.22)
La norma interviene pesantemente sulla contrattazione integrativa congelando tutte le risorse, anche provenienti dal bilancio proprio dell'Ente o dell'Ateneo, aggiuntive al fondo del salario accessorio. Il tetto al fondo del salario accessorio viene ulteriormente ridotto del 10% mettendo in discussione anche quote di salario ormai considerate fisse e continuative. Ancora una volta le somme risparmiate vanno versate su un capitolo specifico del bilancio dello Stato. Infine, nell'articolo si affronta il tema dei controlli della Corte dei Conti su tutti i contratti nazionali pubblici allungando i tempi per l'effettiva applicazione dei CCNL e rendendo più difficile e incerta la contrattazione stessa.
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Taglio delle piante organiche delle pubbliche amministrazioni (art.74)
Si esplicita la volontà, attraverso una riorganizzazione degli assetti organizzativi, di procedere ad una riduzione del 10% delle piante organiche del personale non dirigenziale. Il taglio inciderà pesantemente su organici già sottodimensionati e in sofferenza.
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Il finanziamento a favore dell'IIT di Genova (art.17)
Mentre le Università subiscono tali tagli di finanziamenti l’Istituto voluto da Tremonti si vede assegnati i fondi, le dotazioni patrimoniali e il personale appartenente alla Fondazione IRI.
A queste norme hanno fatto seguito il congelamento dell’ANVUR e di ogni ipotesi di costruzione di un sistema coerente di valutazione delle Università, il taglio di oltre 50M di euro ai fondi di finanziamento dei PRIN – a tutt’oggi bloccati - a favore del “prestito ponte” Alitalia, e la definizione di prospettive di riforma dei concorsi e dello stato giuridico della docenza per nulla innovative, e destinate a non incidere in alcun modo dell’attuale cattiva gestione delle politiche di reclutamento e di avanzamento di carriera. Allo stesso modo, il governo sembra prefigurare il drastico ridimensionamento delle politiche di diritto allo studio riportando in auge le proposte che furono della Moratti.
Le ricadute immediate di queste scelte rischiano di essere l’innalzamento delle tasse d’iscrizione universitarie e il progressivo degrado dei servizi offerti agli studenti, già oggi fortemente sottodimensionati rispetto alle reali esigenze.
Viene in buona sostanza delineandosi la progressiva ritirata dello Stato e del pubblico dalla gestione dei sistemi della conoscenza in Italia e si configurano un violento attacco ai salari della pubblica amministrazione, ed un attacco alla qualità del lavoro attraverso politiche che incentivano ulteriormente il ricorso al lavoro precario. Così come appare evidente che
tra le maglie del decreto emerge un più complessivo ridisegno del sistema universitario italiano orientato alla privatizzazione dei saperi. A dispetto di proclami elettorali e degli impegni di un Ministro commissariato dal Tesoro, emerge una
politica di tagli indiscriminati che non ha nessun intento riformatore e innovatore. Come al solito,
il prezzo più pesante lo pagano gli studenti, i lavoratori precari, i ricercatori, il personale tecnico amministrativo, le loro famiglie.
Dal Blog di Beppe Grillo (22/10/2008):Il nome di Piero Calamandrei, forse, non dirà molto agli studenti che protestano contro settantenni incartapecoriti che gli hanno rubato il presente e gli vogliono togliere la speranza di un futuro.
Il suo nome, forse, non avrà significato per i ragazzi e le ragazze che vedono al vertice delle istituzioni, dell'economia, dell'informazione del loro Paese dei pregiudicati, dei servi, dei lacchè.
Calamandrei, forse, non dirà nulla alla nostra gioventù che vede la Costituzione tradita dal Parlamento, migliaia di caduti sul lavoro ogni anno, milioni di precari e il padre, o la madre, licenziati.
Calamandrei fu professore durante il fascismo, uno dei pochi a non avere nè chiedere mai la tessera del partito. Fondò il Partito d'Azione e fu membro della Consulta. La stessa che oggi è merce di scambio tra lo psiconano e Topo Gigio. Nel 1950 fece un discorso sulla Scuola, parole che sembrano dette oggi per la Scuola della P2
L'ipotesi di Calamandrei.
"Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica,intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi,come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola previlegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico." Piero Calamandrei
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l’11 febbraio 1950
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale (ADSN), Roma 11 febbraio 1950."Cari colleghi, noi siamo qui insegnanti di tutti gli ordini di scuole, dalle elementari alle università [...]. Siamo qui riuniti in questo convegno che si intitola alla Difesa della scuola. Perchè difendiamo la scuola? [...] Difendiamo la scuola democratica: la scuola che è in funzione di questa Costituzione, che può essere strumento, perchè questa Costituzione scritta sui fogli diventi realtà [...]. La scuola, come la vedo io, è un organo "costituzionale". Ha la sua posizione, la sua importanza al centro di quel complesso di organi che formano la Costituzione. Come voi sapete (tutti voi avrete letto la nostra Costituzione), nella seconda parte della Costituzione, quella che si intitola "l'ordinamento dello Stato", sono descritti quegli organi attraverso i quali si esprime la volontà del popolo. Quegli organi attraverso i quali la politica si trasforma in diritto, le vitali e sane lotte della politica si trasformano in leggi. Ora, quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà naturale la risposta: sono le Camere, il presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, la quale invece è un organo vitale della democrazia come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l'organismo costituzionale e l'organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell'organismo umano hanno la funzione di creare il sangue.[...] A questo serve la democrazia, permette ad ogni uomo degno di avere la sua parte di sole e di dignità (applausi). Ma questo può farlo soltanto la scuola, la quale è il complemento necessario del suffragio universale. La scuola, che ha proprio questo carattere in alto senso politico, perchè solo essa può aiutare a scegliere, essa sola può aiutare a creare le persone degne di essere scelte, che affiorino da tutti i ceti sociali. [...]".
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